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Nuntio Vobis
feb
16
2021
Riflessioni
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Scritto da Giacomo Gambassi
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martedì 16 febbraio 2021 |
da Avvenire.it
Che cos'è la Quaresima? Come si conteggia? Quali gesti si compiono? Quali le letture?
Alla scoperta del tempo forte che inizia con il Mercoledì delle Ceneri e che prepara alla Pasqua
l 17 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. È il «tempo forte» che prepara alla Pasqua, culmine dell'Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Anche la Quaresima 2021 sarà segnata dalla pandemia e dalle misure anti-Covid che scandiscono la vita ecclesiale in Italia. Già lo scorso anno gran parte della Quaresima era stata marcata dal coronavirus che era dilagato nella Penisola nelle settimane che portano alla solennità della Risurrezione.
La Quaresima si conclude il Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini (in cui si fa memoria dell'istituzione dell'Eucaristia e in cui si svolge il rito della lavanda dei piedi) che apre il Triduo Pasquale. Quest'anno la Pasqua viene celebrata il 4 aprile quando nelle parrocchie del Paese diventerà obbligatorio l'uso del nuovo Messale Romano in italiano tradotto dalla Cei. Come dice san Paolo, la Quaresima è «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione» così da «affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male», si legge nell'orazione colletta all'inizio della Messa del Mercoledì delle Ceneri. In questo itinerario di quaranta giorni che conduce al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore del mistero di Salvezza, «rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l'"acqua viva" della speranza e riceviamo a cuore aperto l'amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo», ricorda papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2021.
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feb
16
2021
Riflessioni
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Scritto da Antonella Palermo
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martedì 16 febbraio 2021 |
Alla vigilia del rito che introduce al tempo di Quaresima, il teologo spiega,
nell'intervista a Vatican News, l senso di questo "simbolo" per l'oggi.
Nella vita aggredita e crocifissa dalla pandemia, lo sguardo deve essere rivolto non tanto alla mortificazione
quanto alla vivificazione.
Non fissati sul 'residuo' dell'esistenza ma sulla pienezza che ci attende
Domani Papa Francesco celebrerà la Santa Messa con il Rito della benedizione e imposizione delle Ceneri presso l'Altare della Cattedra, alle 9.30 nella Basilica di San Pietro, e non come tradizione nella Basilica di Santa Sabina all'Aventino. La partecipazione dei fedeli sarà molto ristretta in ottemperanza alle misure sanitarie di protezione. Quale significato assume l'imposizione delle Ceneri oggi, dopo un anno dall'inizio della diffusione di un virus ancora temibile, che ha mietuto quasi due milioni e mezzo di vittime nel mondo? Lo abbiamo chiesto al teologo Padre Ermes Ronchi, dell'Ordine dei Servi di Maria:
R. - Penso che le ceneri sul capo delle persone siano come una inclusione battesimale. Le ceneri sono semplici. Sono la semplificazione finale delle cose. Nel ritmo naturale di un tempo, le ceneri del focolare di casa dei contadini venivano restituite alla natura in primavera sparse sui campi, lungo i filari delle viti, nell'orto, per rendere la terra più fertile, per darle nuova energia. Allora, sul capo del fedele, hanno questo significato lontano, legato alla verità della natura, alla verità del senso, alla verità delle cose. Non tanto: 'ricordati che devi morire' ma 'ricordati che devi essere semplice e fecondo'. Le ceneri sono ciò che rimane quando non rimane più niente, sono il minimo, il quasi niente. Ma da qui si può e si deve ripartire. Noi siamo in una situazione difficile, ma si può e si deve ripartire.
C'è l'economia della piccolezza nella Bibbia, l'economia della povertà. Davanti a Dio non c'è niente di meglio che essere così; diceva Simone Weil: essere niente come l'aria davanti al sole, pura trasparenza. Ecco, le ceneri sono questo niente per non fermarci, farci ripartire. Con la Quaresima si entra nel cammino della trasformazione, della evoluzione e il cuore della trasformazione è essere piccoli e fragili dove Dio entra, lo Spirito entra come soffio. Non spaventarsi di questo essere fragili, ma pensare alla Quaresima come trasformazione dalle ceneri alla luce, dal residuo alla pienezza. Io lo vedo un tempo non penitenziale, ma vitale, non tempo di mortificazione, ma di vivificazione. È il tempo del seme dentro la terra. La Quaresima inizia sempre in inverno, che è l'ultima delle stagioni, un po' la cenere dell'anno, e termina sempre in primavera. Questa sapienza della natura - il creato è la prima parola di Dio - ci fa guardare alla primavera che non si spaventa di nessun inverno, Dio non si spaventa da nessuna cenere in cui io sono seduto o che sono ridotto a diventare.
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feb
16
2021
Papa Francesco
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Scritto da Angela Fariello
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martedì 16 febbraio 2021 |
"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme..." (Mt
20,18).
Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità.
Cari
fratelli e sorelle,
annunciando ai suoi discepoli la sua passione, morte e
risurrezione, a compimento della volontà del Padre, Gesù svela loro il senso
profondo della sua missione e li chiama ad associarsi ad essa, per la salvezza
del mondo.
Nel percorrere il cammino quaresimale, che ci conduce
verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo Colui che «umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8).
In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l'"acqua
viva" della speranza e riceviamo a cuore aperto l'amore di Dio che
ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo
le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie
all'opera dello Spirito Santo. Ma già l'itinerario della Quaresima, come
l'intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che
anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.
Il digiuno, la preghiera e l'elemosina, come vengono presentati da Gesù
nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l'espressione
della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il
digiuno), lo sguardo e i gesti d'amore per l'uomo ferito (l'elemosina)
e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di
incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.
1. La fede ci chiama ad accogliere la Verità e a
diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e
sorelle.
In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere
la Verità manifestatasi in Cristo significa prima di tutto lasciarci
raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in
generazione, dalla Chiesa. Questa Verità non è una costruzione dell'intelletto,
riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo
e possiamo comprendere grazie all'intelligenza del cuore, aperto alla grandezza
di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è
Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via -
esigente ma aperta a tutti - che conduce alla pienezza della Vita.
Il digiuno vissuto come esperienza di privazione porta quanti lo vivono in
semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio e a comprendere la nostra
realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trovano compimento.
Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i
poveri e "accumula" la ricchezza dell'amore ricevuto e condiviso. Così inteso e
praticato, il digiuno aiuta ad amare Dio e il prossimo in quanto, come insegna
San Tommaso d'Aquino, l'amore è un movimento che pone l'attenzione sull'altro
considerandolo come un'unica cosa con sé stessi (cfr Enc. Fratelli tutti, 93).
La Quaresima è un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella
nostra vita e consentirgli di "prendere dimora" presso di noi (cfr Gv
14,23). Digiunare vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra,
anche dalla saturazione di informazioni - vere o false - e prodotti di consumo,
per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto,
ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): il Figlio del Dio Salvatore.
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gen
29
2021
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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venerdì 29 gennaio 2021 |
Omelia di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, nella Celebrazione Eucaristica per l'inizio del Ministero Pastorale
nell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto.
Cattedrale di Bari, lunedì 25 gennaio 2021, ore 17.00
Inizio del Ministero Pastorale di S.E. Mons. Giuseppe Satriano
Omelia
(At 22,3-16; Sal 116; Ef 4,1-7.11-13; Mc 16, 15-18)
Il nostro aiuto è nel nome del Signore
Egli ha fatto cielo e terra!
È con cuore trepidante, colmo di stupore, che desidero rivolgervi questo pensiero di riflessione, nella prima celebrazione eucaristica del ministero episcopale affidatomi dal Buon Pastore, attraverso Papa Francesco, per accompagnare e custodire la "nostra" amata Chiesa di Bari-Bitonto. Al Santo Padre va, in questo momento, il nostro affettuoso e orante ricordo per il suo servizio di pastore e guida della Chiesa universale.
Il giorno scelto, ricco di significati, è illuminato dalla testimonianza dell'Apostolo Paolo e dalla conclusione della Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani.
Nel contesto sofferto della pandemia, siamo chiamati a vivere un giorno di grazia, gravido di attese. Esso si pone nel solco di un cammino significativo, segnato dal ministero pastorale di arcivescovi, grandi nel cuore e nella fede, ricchi di elevato spessore quali: il Cardinale Marcello Mimmi, pastore attento e vicino ai poveri; Mons. Enrico Nicodemo, vescovo di grande cultura e saggezza pastorale, che seppe infondere la grazia e la freschezza del Concilio in questa Chiesa; il Cardinale Anastasio Ballestrero, padre capace di ascolto, che nella sua breve permanenza, seppe accogliere e orientare a quell'esercizio della corresponsabilità, vissuto prezioso e imprescindibile per un autentico cammino ecclesiale; Mons. Mariano Magrassi, maestro di spiritualità e di liturgia, che si rivelò attento ai problemi sociali emergenti, divenendo guida sicura nel cammino della comunione; e per concludere il nostro amato Mons. Francesco Cacucci, sapiente tessitore di un cammino pastorale che nella mistagogia ha trovato la sua chiave interpretativa. Egli è stato protagonista di pagine indelebili nella storia di questa Chiesa e della città di Bari. Con la sua regia discreta si sono scritti passaggi significativi nel cammino del dialogo ecumenico, sino a giungere alle indimenticabili giornate dello scorso febbraio, tempo profumato di un futuro di luce, vera seminagione di speranza per le Chiese del Mediterraneo e non solo.
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dic
24
2020
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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giovedì 24 dicembre 2020 |
È venuto come il più piccolo degli esseri, il più fragile, il più debole.
Perché nessuno avesse vergogna ad avvicinarlo, perché nessuno avesse timore,
perché tutti lo potessero proprio avere vicino, andargli vicino,
non avere più nessuna distanza fra noi e lui.
C'è stato da parte di Dio uno sforzo di inabissarsi,
di sprofondarsi dentro di noi, perché ciascuno possa dargli del tu,
possa avere confidenza, possa avvicinarlo, possa sentirsi da lui pensato, da lui amato...
da lui amato: guardate che questa è una grande parola!
Se voi capite questo, se voi ricordate questo che vi sto dicendo,
voi avete capito tutto il Cristianesimo
don Marino, don Alessandro
e la redazione di sannicolatoritto.it e della pagina facebook
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